lunedì 8 novembre 2010

Sto guardando Benigni.

Mal di stomaco.

Voglio vomitare TUTTO.

Faccio schifo, la gente fa più schifo di me, fanno tutti schifo.

Escluso i miei cani

domenica 7 novembre 2010

Botte

Tante botte, ti ritrovi in mezzo ad un gruppo di maschi 25enni, chi più chi meno. Tu hai la gonna bianca di pizzo, abbastanza larga da nascondere le cosce enormi che ti ritrovi; hai degli stivali da indiana che si stanno pian piano rovinando a forza di saltare. E due maglie: una che ti cade, l'altra sopra per evitare che qualcuno ti infili la mano in mezzo alle tette. Trucco leggero, giusto da coprire i brufoli e le occhiaie (tanto si scioglie), il ciuffetto biondo con 2 centimetri di ricrescita scura raccolto in una "graziosa" trecciolina.

Ma che te frega?

Tanto, lì in mezzo, le mani volano, le gambe scattano, le maglie si tolgono. Sudi, puzzi di schifo, infili la mano sotto l'ascella pelosa di qualcuno. E' pieno di ragazzine della mia età, rimpiango i vecchi tour, quando c'ero solo IO  di ragazza, solo io AL CENTRO DEL POGO sotto gli sguardi sbalorditi dei ragazzi, quando cacciavo delle gran gomitate e mi scatenavo. Però, quando comincia il pogo, si ripete la stessa cosa.
E mi sento dannatamente bene, lì in mezzo, mi sento su un piedistallo, sì, l'unica della mia specie che resiste, che affronta tutti, che fa del male e ne riceve. E' tremendamente bello cadere e rialzarsi, riempirsi di lividi, litigare con i buttafuori.

AHAHAHAH una ragazza che discute con i buttafuori! 

Poi c'è qualcuno che ti tasta il culo, qualcuno che ti dice due parole e ci prova spudoratamente, qualcuno che ti afferra per quell'ammasso di lardo che hai sugli addominali e tu che ti scansi, buttandogli via le mani e scagliandoti contro qualche altro individuo.

Ma a me, che me ne frega.
Torni a casa, mangi un pezzo di torta e ti guardi allo specchio.











Poi scrivi.

martedì 2 novembre 2010

Ti Amo

Cioè, questa cosa mi ha spiazzata.


TI AMO?


Ma come fai a dirlo ad una persona che non hai mai visto? Come fai a basarti solo sulle parole? E se fossero tutte menzogne? Come ti permetti, tu che mi conosci da un po' di mesi, incontrati su una squallida chat, ad essere così uguale a me?


Perchè fai questo? Perchè hai turbato questa mia "quiete "... ora mi hai fatto cadere in questo baratro di indecisione e domande.
Non mi importa di come sei, ma sento da una parte il bisogno di vederti e parlarti faccia a faccia e chiederti perchè hai usato quelle parole così pesanti. Penso al sesso, che non ho mai fatto, ma il fuoco sembra acceso. Cos'è il sesso???


Dall'altra non voglio vederti, perchè non voglio innamorarmi. 
Non di te, non ti merito.





Devo continuare a correre dietro a quegli occhi azzurri, voglio sbattere la testa contro il muro tanto forte da frantumarmela.

lunedì 1 novembre 2010

" Io e il Mondo "

Io credo.

Penso sia la frase più adatta per rappresentarmi, per descrivere il rapporto, seppur ancora distante, con il mondo esterno.
Far parte di un sindacato studentesco, di una giovanile di partito, di un'associazione di volontariato, di una scuola, di una classe è un ottimo modo per conoscere meglio le persone e spingersi oltre un “limite” personale che non avremmo mai affrontato senza lo spirito di gruppo, della società.
Non posso dire che in questi ultimi tre anni queste attività non mi abbiano aiutato, soprattutto per rendermi consapevole delle mie azioni e di quelle altrui, mi hanno formato in modo che possa reagire. Mi motiva il solo pensiero di poter cambiare le cose: credere nelle proprie possibilità è il primo passo per riuscire ad ottenere buoni risultati nella vita, penso sia ormai risaputo.
Il mio “credere” però, è una speranza: non lo uso come motivazione, ma come un pensiero più o meno positivo. Non è una sicurezza, ma una motivazione ancora più calcata della mia insicurezza. Sbaglio forse a credere più alle altre persone, che possano vedere il mondo  proprio come lo vedo io: un'idea molto utopica, tipica da adolescente. O forse no.
Non mi piace pensare, però, che questo sia solo un momento che tutti passano, la “famosa” adolescenza: è usata spesso e volentieri come scusa per ogni evento negativo. Noto la differenza con molti miei coetanei, di quello che cercano, cosa vogliono fare nella vita, le loro aspirazioni, cosa li spinge a scendere dal letto all'alba. Molti non mi sanno rispondere o mugugnano frasi scontrose e prive di iniziative. Non c'è più motivazione.
A questo punto, credo non sia strano scrivere che preferisco di gran lunga passare la giornata con mia madre, piuttosto che incontrarsi con gli amici. Parlo di amici fidati, ovviamente, altri li chiamerei conoscenti. Allora mi si potrebbe definire “mammona” ? Forse un po' associale... e allora perchè da anni continuo a partecipare a riunioni, iniziative, manifestazioni e attività da studente un po' arrabbiato con lo Stato e con la propria situazione? Ancora adolescenza?
C'è qualcosa di più che condiziona la vita e l'esistenza di un uomo: credere. Ma in cosa? Nell'amore? Non quello da fidanzatini, o quello passionale ma un amore che ci spinge a vivere. O meglio, vivere per amare, che sia una persona, una passione o un animale non importa. Credo che bisogna avere una motivazione e, se non si trova, impegnarsi a cercarla per bene. E se non arriva, aspettare, si vede che non è ancora il momento giusto ( o forse ne siamo già in possesso, ma abbiamo la mente offuscata ).
La difficoltà più grande che ho incontrato è amare me stessa. Bisogna partire da qui, anche se è strano pensare che la maggior parte delle mie insicurezze siano dovute ad altre persone. Allora, con quale criterio io dovrei aiutare, “dare amore” ad altri, se posso ricevere solo delusioni?
Mi ricollego alla prima frase che ho scritto: io credo. Non ho perso ancora la speranza, penso sia giusto così: non sono nemmeno maggiorenne, ho ancora molte esperienze da vivere che possono farmi cambiare nettamente idea, sia in meglio che in peggio.
E' facile sentirsi triste, mi aiuta però riflettere sulla mia situazione e pensare che tante altre persone hanno un motivo forse più serio di quello per cui mi lamento. E' difficile pensare in positivo quando ti trovi perso e non sai come reagire, personalmente non ci riesco.
Se affronto in questo modo i periodi brutti, se li vivo realmente, senza fingere un benessere che di fatto non esiste, vuol dire che quando finalmente arriveranno le soddisfazioni, viverò questi momenti felici al massimo, a trecentosessanta gradi. Vale la pena stare male, per poi vivere al meglio la propria felicità?
Quindi, voglio concludere con qualche frase carina e consolatoria, in modo da estinguere ogni pregiudizio sul fatto che gli adolescenti di oggi siano sempre depressi e non siano mai contenti di niente. Anche io vorrei farmi meno pensieri, vivere più “alla giornata”, ma credo che se non avessi tutti questi pensieri per la testa, con tutti i miei ragionamenti, con tutta la mia sensibilità, mi troverei parecchio spaesata e tornerei ad essere triste.
Però anche io faccio qualcosa che può sembrare divertente: andare ai concerti ( Vinicio Capossela o simili però, mica un complessino qualsiasi! ), a volte fare tardi con gli amici, viaggiare più che si può e fotografare tanto, possono sembrare attività che mi legano maggiormente alla mia generazione.
Nemmeno ho scritto il motivo per cui mi sono iscritta ad una scuola d'arte.
Vorrei fare la fotografa, specializzata in reportage.  

Spesso mi piacerebbe vedere tutta la mia vita da dietro un obbiettivo, ma preferisco di gran lunga esserne totalmente parte.

-------------------------------


con questo mi sono guadagnata un 10 in italiano.
e quindi?

venerdì 29 ottobre 2010

Salutami

Devo dirlo che oggi avrei voluto veramente buttarmi "accidentalmente" giù dalle scale di casa mia. Mi sono fermata per 3 secondi, ferma su un gradino, a guardare verso il basso con una bottiglia d'acqua in mano.
Ho pensato " Beh, se mi butto giù dalle scale proverò tanto dolore da non pensare per un po' alle altre cose che mi affliggono ". Stronzata, ho sospirato e ho tirato avanti.


Sì, perchè le mie giornate iniziano così e finiscono con 10 minuti passati davanti allo specchio a controllare la cellulite. E le giornate, più o meno, sono uguali. Questo rincorrersi, questo odiarsi-amarsi sempre di più. Tante rampe di scale, tante corse per i corridoi con la speranza di un minimo saluto ( si salutano pure gli sconosciuti). Poi se vedo un paio d'occhi azzurri in lontananza, non potrei non riconoscerli, me ne scappo dall'altra parte. 


Ha senso?


TI ODIO CAPPELLINO NERO, ANORESSICO DEL CAZZO. TI ODIO COSI' TANTO DA NON RIUSCIRE A STARTI LONTANO.


martedì 26 ottobre 2010

Voglio!

Ma che è? Una malattia questa? 
Voglio diventare una macchina da guerra, lui ha detto che lo può fare.
Glielo chiederò.